Test sierologici coronavirus, parla il Dott. Di Silverio (Anaao): “Inaffidabili e poco precisi. Non sappiamo se chi ha avuto il coronavirus sia immune”
“Se sottoponiamo cittadini o medici sperando di fare diagnosi di coronavirus sbagliamo.
Dannoso disseminare in giro per gli ospedali i pazienti ammalati, bisogna raccoglierli in Hospital Covid”
Il Dott. Pierino Di Silverio, Responsabile Anaao Assomed Settore Giovani, è intervenuto nel corso del programma Genetica Oggi, condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, riguardo il tema dei test sierologici rapidi per fare diagnosi di immunità al coronavirus:
“I test sierologici rapidi pensati per verificare l’immunità al Covid-19 sono ad oggi poco precisi, non sono stati approvati dal ministero come test per fare diagnosi. Mi spiego, questi test hanno, se utilizzati troppo precocemente, una affidabilità veramente troppo bassa per essere sostituiti ai tamponi. A noi occorre un altro tipo di test per verificare la presenza nel sangue di immunoglobuline capaci di dirci se un soggetto ha sviluppato una immunità al virus. Se sottoponiamo cittadini o medici sperando di fare diagnosi di coronavirus sbagliamo, perché rischiamo di avere falsi negativi, ossia persone che presenteranno i sintomi dopo qualche giorno dal test. Altro punto quello in cui abbiamo un soggetto guarito dal coronavirus, ci sono ancora in corso studi per valutare se un soggetto che l’ho ha avuto possa essere immune oppure no. Ricordiamo che con l’influenza stagionale questo non avviene, infatti il vaccino cambia ogni anno.”
“C’è bisogno di pensare poi agli Hospital Covid – ha aggiunto il dott. Di SIlverio – non si possono disseminare in giro in ogni ospedale pazienti con il coronavirus. Bisognerebbe raccoglierli in ospedali dedicati solo per quello. Se si continua a viaggiare con l’idea di disseminarli in giro, anche con i così detti punti covid-19, c’è il rischio in primis di disseminare il virus e poi che il paziente con covid-19 vada a bloccare l’intera terapia intensiva che non potrà più essere impiegata per altri pazienti non covid, perché non si può certo avere un ambiente promiscuo. Bisogna pensare di raccogliere dunque i pazienti in ospedali dedicati, senza scardinare un sistema organizzativo ospedaliero già presente”.