Sanità, a che punto siamo? Parola agli esperti nella puntata di Iceberg
Sanità, malasanità, riforma di settore e nuovi investimenti sono stati l’argomento della puntata odierna di Iceberg, il contenitore di informazione condotto da Patrizia Barsotti, realizzato in collaborazione con l’agenzia di stampa Askanews e in onda tutti i venerdì alle ore 13 su Anita TV (canale 88 DTT). Nel corso della puntata sono intervenuti Alessia Savo (Presidente VII Commissione Sanità Regione Lazio), Rosaria Iardino (Presidente Fondazione The Bridge) e Antonio Magi (Segretario Generale SUMAI).
«La Regione Lazio, con la giunta Rocca, ha messo la sanità al centro della tematica di bilancio, con ben 12 miliardi di euro previsti nell’ultima manovra» ha detto Alessia Savo. «Non potrebbe essere diversamente, visto che stiamo parlando della salute e del benessere dei nostri cittadini. Gli obiettivi sono tanti: da una riorganizzazione generale, fino al ripristino della salute pubblica attraverso azioni mirate e stanziamento di fondi importanti.
La carenza di personale è una delle malattie croniche del nostro sistema sanitario regionale che dobbiamo affrontare. Abbiamo voluto dare una prima risposta con l’assunzione di circa 2.500 operatori e 4 milioni di euro stanziati nel 2023 per prestazioni di urgenza. È stato poi istituito un tavolo permanente con i sindacati per monitorare il piano assunzioni.
Oltre a tutto ciò – ha aggiunto – serve un accesso rapido alle cure e, per questo, abbiamo ragionato sulle liste d’attesa, attivando il sistema di prenotazione unico regionale. Tutte le prestazioni sono presenti in un’unica agenda per i cittadini del Lazio e, già dai primi mesi, si sono notate riduzioni dei tempi d’attesa».
Rosaria Iardino ha spiegato: «Per riformare il nostro sistema sanitario, non basta più solo immettere nuovi fondi. Pensiamo alla Germania che investe più di noi, ma ha una sopravvivenza inferiore. Il nostro, infatti, rimane uno dei sistemi sanitari migliore al mondo, nonostante i grandi problemi. La vera riforma, allora, dovrebbe riguardare una riorganizzazione strutturale del sistema, con i fondi utilizzati in maniera corretta. Se così non sarà, rischiamo di lasciare alle nuove generazioni un sistema simil-americano, dove la sanità non è purtroppo per tutti.
Sul tema legato a sanità pubblica e privata – ha sottolineato – va fatto un ragionamento semplice. Il privato, infatti, è complementare al pubblico per l’erogazione di alcune prestazioni, quindi i costi non sono doppi. Il vero problema è quello di governare e vigilare affinché il privato non esegua solo prestazioni onerose, lasciando le altre al pubblico.
In ottica di un cambiamento, anche del comparto medico, sono favorevole all’autonomia differenziata, che metterà ogni territorio davanti alle proprie responsabilità. Mi auguro – ha concluso Iardino – che tale cambiamento possa riguardare anche i medici di base, che attualmente sono semplicemente dei professionisti con partita IVA che vendono le proprie prestazioni. Questo non può certamente bastare».
Antonio Magi ha dichiarato: «In Italia, rispetto al resto d’Europa, si investe ancora troppo poco sul servizio sanitario. Basti pensare che la Germania investe circa il 10% del PIL, che è maggiore rispetto al nostro, mentre noi solo il 6,2%.
Quando sento parlare di nuove assunzioni, rifletto: sono stati semplicemente contrattualizzati i precari, quindi non è aumentato il numero del personale.
Il vero problema, infatti, è la mancanza di medici e professionisti della salute. La sanità, attualmente, è poco attrattiva visti gli scarsi investimenti. I concorsi – ha sottolineato – vanno deserti e, mancando gli specialisti, il pronto soccorso è spesso sotto numero. Ciò costringe il nostro Paese a dover importare medici da altre nazioni, dimenticando che le nostre scuole di medicina sono tra le migliori al mondo.
Sarà importante, con i soldi del PNRR, investire sia sul pubblico, che sul privato. Se le due cose saranno ancora slegate tra di loro, a nulla serviranno i nuovi sistemi di prenotazione regionale. Il tutto deve passare dal cambiamento del sistema, con prestazioni che dipendono da prescrizioni corrette e realmente necessarie.
Anche il concetto di medico di famiglia – ha aggiunto Magi – va rivisto. Se pensiamo che debba coprire l’orario, tutti i giorni, dalle 8 alle 20, i costi si raddoppieranno perché poi servirà anche il turno dalle 20 alle 8. Occorrono, quindi, nuovi investimenti, nuove assunzioni e una riforma totale».