Saint Gobain: “I decreti EoW garantiranno un mercato sicuro per i rifiuti riciclati”
Saint-Gobain Italia appartiene al gruppo multinazionale francese Saint-Gobain, nato nel 1665 per volere di Luigi XIV per la realizzazione della Galleria degli Specchi della reggia di Versailles.
Oggi il Gruppo, presente in 70 Paesi, opera in molti settori tra cui l’industria, l’automotive e il settore delle costruzioni, diventato focus principale del Gruppo.
In Italia, Saint Gobain è presente da oltre 130 anni e offre il più ampio portafoglio per la costruzione moderna, utilizzando materiali prodotti per il 90% nel nostro Paese e progettati per migliorare la qualità della vita di tutti noi e degli spazi in cui viviamo.
I materiali Saint Gobain sono pensati per migliorare gli spazi in cui viviamo in termini di efficienza energetica, quindi di ambiente, e di sicurezza.
Il Gruppo, infatti, si è posto oggi l’obiettivo di raggiungere zero emissioni di carbonio entro il 2050, grazie ad un approccio innovativo allo sviluppo e alla formulazione dei prodotti, all’efficienza energetica dei processi, ad un’attenzione particolare ai fornitori di materie prime e ai trasporti. In molti degli stabilimenti produttivi, Saint-Gobain ha implementato tecnologie per il recupero energetico, come ad esempio la cogenerazione o le tecniche fotovoltaiche o tecniche di recupero di scarti e rifiuti in sostituzione di materie prime.
È proprio in riferimento all’uso sostenibile dei materiali, che Saint Gobain, nell’ambito del convegno Economia Circolare e Blue Economy organizzato da FareAmbiente, ha voluto focalizzare l’attenzione sui decreti End of Waste per i quali sta lavorando insieme alle associazioni di categoria di cui fa parte e al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.
Saint-Gobain è stata precursore dell’economia circolare avendo già da tempo avviato sistemi di recupero di rifiuti presso i propri siti produttivi. In particolare nel 2010 ha iniziato a lavorare al progetto Gy.eco finalizzato al recupero di rifiuti a base gesso per il riutilizzo del materiale recuperato in diversi settori edili tra cui la fabbricazione medesima di sistemi a secco e nel 2014 ha promosso il progetto Life Is.eco che ha puntato al recupero degli scarti interni di lana minerale e al recupero di rifiuti di guaine bituminose presso il proprio stabilimento produttivo, sostituendo il bitume “nuovo” con materiale da recupero
La spinta verso l’emanazione dei Decreti End Of Waste nasce proprio dalla consapevolezza che ad oggi tali sistemi hanno delle limitazioni e potrebbero essere ulteriormente sviluppati solo grazie a specifici decreti di cessazione di qualifica di rifiuto.
I decreti End Of Waste, infatti, sanciscono la possibilità di mettere in commercio come prodotto un End of Waste realizzato da tutti gli impianti autorizzati che ne dimostrano i criteri ampliando le possibilità commerciali e questo garantisce un mercato sicuro per i rifiuti post trattamento, aperto a molte più realtà e caratterizzato dall’uso di nuovi prodotti valorizzati da rifiuti.
L’iter per il Decreto End Of Waste dei rifiuti a base gesso è iniziato già da alcuni mesi e si trova oggi al vaglio dell’ISPRA per la valutazione tecnica; esso riguarda l’utilizzo del “nuovo gesso” oltre che nell’industria di produzione dei sistemi a secco, nell’industria del cemento e delle bonifiche ambientali.
L’End Of Waste per i rifiuti in lana minerale è ad uno stato più embrionale; con l’Associazione di categoria Saint-Gobain ha realizzato una prima bozza che vede le possibilità di riutilizzo degli scarti di isolante, anche in questo caso, oltre che nei processi produttivi di origine, anche in altri settori come quello della produzione di calcestruzzo, nel settore agricolo e nella produzione di laterizi.
Per quest’ultimo Decreto si auspica da parte del Ministero dell’Ambiente, la stesura della bozza nei prossimi mesi.
Saint Gobain conclude affermando che l’emanazione di decreti EoW favorirebbe la risoluzione delle attuali problematiche gestionali legate agli scarti di prodotti a base gesso e in lana minerale, non solo creando nuove opportunità commerciali ma favorendo la creazione di filiere virtuose fondate sulla tracciabilità dei rifiuti sin dalla fase di produzione in cantiere dove si annidano i principali problemi gestionali causa di numerosi illeciti.
La creazione di filiere controllate dovrebbe essere incentivata attraverso strumenti economici, come ad esempio l’ultimo nato, il Recovery Fund.
In questo modo si favorirebbe la creazione di una catena virtuosa finalizzata al recupero totale, “circolare” appunto, di tutti i rifiuti del settore costruzioni e demolizioni, nonché lo sviluppo di realtà gestionali strutturate operanti nel pieno rispetto della normativa ambientale, a tutela di tutti gli attori della filiera.