“Non mi sento un Re Mida, sono uno che fa bene il suo lavoro” L’intervista al manager Pasquale Mammaro
Pasquale Mammaro è un event manager, editore e produttore televisivo.
Nato dal mondo della radio, grande appassionato di musica vanta una carriera costellata di successi fatta di tanta gavetta.
Orietta Berti, Michele Zarrillo, Fausto Leali, Diodato, Il Volo sono solo alcuni dei grandi artisti seguiti dal talento di Mammaro.
Da molti considerato il Re Mida dello spettacolo.
L’ho raggiunto telefonicamente – alla vigilia della 7° edizione del “Premio Ravera” che si terrà il 4 settembre a Tolentino (MC) – per una lunga intervista in cui ha raccontato il suo lavoro e le sue infallibili intuizioni.
Siamo alle porte dell’attesissimo Premio Ravera che quest’anno giunge alla sua settima edizione. Il 4 settembre la serata evento per ricordare Gianni Ravera che ha scritto pagine importanti della musica e della televisione italiana, un evento che porta la tua firma alla direzione artistica…
Questo premio è nato da un’idea di Michele Pecora, cantautore che ha avuto un grande successo negli anni ’80, mio caro amico da sempre. Michele vive nelle Marche da tempo, e sette anni fa mi ha chiamato dicendomi di aver avuto un’idea: “Ravera è nato a Chiaravalle in provincia di Ancona, io vorrei organizzare questo evento in sua memoria, ho già trovato nel comune di Tolentino la disponibilità ad ospitarci”, ho subito accettato. Il primo anno ho convinto Pippo Baudo a presentare la serata, ricordo che venne Carlo Conti a ritirare il premio, ma anche molti altri personaggi legati ai Sanremo di Ravera e al suo mondo: Fausto Leali, Gigliola Cinquetti, Iva Zanicchi, ne uscì fuori una bellissima serata che fu poi riproposta anche l’anno successivo e in quell’occasione fu Fabrizio Frizzi – che poi purtroppo ci ha lasciato – a condurla. Poi fu la volta di Pupo, della Venier e di Amadeus che ritorna piacevolmente anche quest’anno.
Insieme a lui, il 4 settembre, ci sarà Dario Salvatori che farà da un po’ da conduttore un po’ da intrattenitore dell’evento, ma ci saranno anche grandi nomi come i Nomadi, Al bano, Orietta Berti, Diodato …e tanti bei personaggi che interverranno.
Io da sempre sono il direttore artistico di questo evento e non ti nascondo che lo organizziamo riscontrando grandi difficoltà, Tolentino è un paese terremotato, i soldi son pochi e dobbiamo arrangiarci un po’, però – devo dire – che un po’ per l’amicizia che ci lega un po’ per quei pochi fondi che abbiamo, riusciamo comunque a realizzare una bellissima serata.
Quello del Premio Ravera è un appuntamento importante nelle Marche, è un evento molto apprezzato dalla stampa, dalla critica, ed io, seppur con mille difficoltà legate anche al Covid, sono felice di farlo.
Dall’anno scorso, ad esempio causa Covid, abbiamo dovuto necessariamente cambiare location, utilizzando non più la piazza, ma il campo sportivo per consentire il giusto distanziamento alle persone seguendo tutte le normative che tutelano la salute di ognuno, quest’anno l’ingresso sarà consentito con il Green Pass.
So che i premi che saranno consegnati, oltre ad avere il pregio del titolo, sono stati realizzati dal maestro orafo Michele Affidato. Nome noto a livello mondiale per le sue creazioni originali, e per il sostanziale contributo della sua opera nell’arte sacra, ha realizzato opere anche per gli ultimi tre Papi.
Scommetto che la scelta è stata tua…
Michele è un mio amico, è una persona che si è messa subito a disposizione quando l’ho chiamato. Con la sua arte e maestria ha creato – per il Premio Ravera – una nota musicale simbolo del premio; quest’ anno poi darà un premio speciale anche ad Orietta Berti. Sono orgoglioso di lui perché è davvero un grande professionista.
Quanto bisogno c’è di ripartire con la musica dal vivo e quanto è stato penalizzante per gli artisti, ma anche per gli addetti ai lavori, il periodo del covid ?
Durante la pandemia nessun artista ha potuto svolgere il proprio lavoro, nessuno si è esibito, e – come sai – l’artista vive di concerti, di contatto con il pubblico e se questo è mancato o manca è ovvio che vengono a mancare anche le risorse economiche. Ma per fortuna, seppur con un primo blocco iniziale, la tv ha ripreso piena attività e tanti artisti hanno potuto contare sulla partecipazione a svariati programmi televisivi.
Però a differenza dei grandi artisti, che magari possono permettersi economicamente anche di fermarsi qualche anno, c’è tutto il comparto degli addetti ai lavori che corrisponde al 90% del mondo musicale, un mondo fatto di tecnici audio/luci, musicisti e altre figure che vivono di questo, che ha riscontrato grossissimi problemi. Molti sono stati costretti a reinventarsi e a cambiare lavoro perché non potevano più sfamare le loro famiglie. Il governo in qualche modo ha aiutato, ma in maniera molto molto limitata.
Qual è stata l’intuizione e il lavoro che hai svolto sul personaggio Orietta per far sì che diventasse la regina indiscussa di quest’estate 2021?
Il lavoro non si improvvisa, si costruisce nel tempo, come avrai notato, negli ultimi anni con Orietta ho fatto scelte di programmi televisivi di un certo tipo a partire dal programma di Fazio naturalmente.
Fabio è stato quello che ha intuito in tempi non sospetti le capacità di Orietta, già 20 anni fa, facendola partecipare nei suoi programmi come inviata, poi a Sanremo, ha capito prima degli altri il suo talento oltre che come cantante come personaggio televisivo ed il tavolo di “Che Tempo che fa” ne è stata e ne è la conferma.
Con lei ho fatto un lavoro concentrandomi sulla scelta dei programmi giusti, le ho proposto cose giuste, finché poi è capitata quest’anno, l’occasione di Sanremo.
Ho intuito, sin da subito, che era il momento giusto per partecipare al Festival e seppur con un po’ di ostilità da parte sua, ho insistito tanto, coinvolgendo e convincendo anche la famiglia, per la quale nutro un grandissimo affetto. Io sono fatto così, quando capisco che una cosa non va la abbandono subito, ma quando ne sono fermamente convinto vado avanti, in questo caso specifico, soprattutto per la canzone.
Ti aspettavi / vi aspettate il grande successo?
Lavoro da anni in questo mondo ed ho seguito tanti artisti, ma quello che sta succedendo con Orietta non mi è mai capitato. Nessuno si aspettava un successo del genere, quando ho provato a convincerla ad andare a Sanremo, lei era molto titubante, secondo lei gli artisti della sua generazione non hanno grandi risultati a Sanremo. Allora le ho detto che avevo per lei una grande canzone e che sicuramente avrebbe fatto una bellissima figura, poi la classificazione a poco sarebbe importata, l’importante – come si dice- è partecipare.
Negli ultimi anni è stata un po’ bistrattata dalla stampa, catalogata come una cantante di serie B, ed invece quest’anno ha dimostrato il contrario, ha riportato sul palco dell’Ariston il belcanto ed ha “schiaffeggiato” tutti diventando di fatto la vincitrice morale del Festival e alla fine ha conquistato tutti, giornalisti compresi.
Oggi giro con lei per lavoro e tante volte è costretta a restare chiusa in albergo perché appena mette il naso fuori c’è l’assalto, migliaia e migliaia di persone ad aspettarla.
Il successo si è caricato man mano durante la settimana sanremese un po’ per la sua simpatia un po’ per la sua genuinità si è fatta amare da tutti, il suo è un pubblico che va da 0 a 100 anni.
Poi è arrivato l’incontro con Fedez.
Quando Fedez mi ha fatto sentire il brano “Mille” ho capito subito che era perfetto per Orietta ed ho accettato.
Fedez ed i suoi hanno fatto ottimo lavoro di produzione, con l’arrangiamento hanno reso questo brano qualcosa dal sapore anni ‘60, un twist. All’inizio la notizia era la coppia Fedez-Lauro, poi si è ribaltato tutto e la canzone è diventata la canzone di Orietta Berti.
Un successo davvero strepitoso.
Parlando di grandi successi, mi sembra doveroso citare il trio de “Il Volo” che con te hanno trionfato a Sanremo nel 2015 con “Grande Amore”, anche qui lungimiranza e fiuto infallibile hanno portato grandi risultati, qual è il tuo segreto per non sbagliarne una?
Devo confessarti che io avevo da 13 anni quella canzone chiusa nel cassetto, credevo in quel brano e soprattutto nel successo che avrebbe avuto a Sanremo e ho pensato che dovesse essere affidata al personaggio giusto. I ragazzi de Il Volo sino ad allora cantavano cover non avevano un loro successo personale, inizialmente erano un po’ perplessi, ma dopo il primo provino hanno capito che quello era un brano carico di forza, e con “Grande Amore” infatti hanno trionfato.
È stato così anche con un altro brano nel 2019 “Musica che resta”, abbiamo conquistato il 3° posto del podio, certo il brano non aveva la stessa forza di “Grande Amore” ma è stato comunque un bel successo.
L’anno successivo è stata la volta di Diodato con “Fai rumore”. Ho ascoltato questo ragazzo ad un provino piano e voce nella sua casa discografica ed ho pensato subito di doverlo proporre ad Amadeus…e poi è successo quello che si sa…. ovvero un altro grande successo.
In molti ti definiscono il Re Mida dei produttori musicali….
Io onestamente io non mi sento un Re Mida, sono uno che fa il suo lavoro e crede di farlo bene. So che sta girando questa voce, mi dicono: “Pasquale: una volta può succedere per fortuna, ma quando succede la seconda, la terza e la quarta allora forse c’è qualcosa in più…”.
Ma forse hanno ragione loro.
Si sta già lavorando alla prossima edizione di Sanremo, sono certa che hai in cantiere qualche progetto? Puoi anticiparci qualcosa?
E ancora presto perché l’estate è il momento in cui si ricevono proposte di canzoni, io parto sempre dalla canzone, se ascolto un brano che mi piace a quel punto costruisco, ma la canzone è fondamentale.
Poi è ovvio che al brano deve essere associato il personaggio, la canzone è un vestito che deve calzare a pennello a chi la canta, la stessa canzone – se pur bella – cantata da un personaggio sbagliato non funziona, questo è un segreto del nostro mestiere.
Un’ultima domanda, ai giovani che si affacciano oggi nel panorama musicale italiano cosa consigli?
Credi che i talent siano una buona strada da percorrere? Occorre tanta gavetta ? O bisogna avere la fortuna di incontrare Pasquale Mammaro?
Io non credo molto nei talent, se vai a vedere i personaggi che sono usciti dai talent negli ultimi 15 anni, se ne contano sulle dita.
Credo che un artista per diventare tale debba fare tanta gavetta.
Oggi come oggi questi ragazzi a 15- 17 anni avendo grandi strumenti tecnologici a disposizione pensano che scrivere una canzone sia semplice perché con il computer si può fare tutto e sperano di arrivare al successo facilmente. Non è così.
Con questa modalità ne esce fuori uno su un milione, magari per una serie di coincidenze fortuite, ma il talento vero è quello che tu ti fai on the road.
Pensa ad esempio ai Maneskin sono arrivati dalla strada, hanno alle spalle un’esperienza incredibile. Suonavano per le strade di Roma e, non ti nascondo, che anche io delle volte mi son fermato ad ascoltarli perché ne ho riconosciuto da subito la bravura.
Sono ragazzi che hanno fatto la gavetta vera e quando hanno avuto la possibilità di calcare un palco come quello di Sanremo o quello dell’Eurovision … lo hanno fatto da grandi professionisti.
A me son capitati, nel corso degli anni, ragazzi che ho poi mandato alle selezioni di Sanremo e che una volta arrivati davanti ad un minimo di pubblico hanno iniziato a suonare o ad esibirsi in maniera sbagliata e non sono stati presi. Questo accade perché non si ha esperienza di palco, capita di emozionarsi facilmente e poi si stona.
Sicuramente può succedere anche ai grandi di emozionarsi, ma se sei un personaggio con un po’ di esperienza, di live, di concerti, ci vai un po’ più preparato.
La gavetta è fondamentale.