Mafia, proposta di legge contro l’apologia e l’istigazione
L’apologia di mafia potrebbe presto diventare un reato. Attraverso una proposta di legge, con prima firmataria la deputata del Movimento Cinque Stelle, Stefania Ascari e presentata durante una conferenza stampa alla Camera, chi verrà ritenuto responsabile di istigare o di fare apologia a sostegno delle tesi mafiose rischia di incorrere nella giustizia.
Con questa legge si prevedono tempi duri per quanti osannano esponenti della criminalità attraverso i social o in tv, magari scrivendo libri che difendono la stessa criminalità. Pugno duro contro gli “inchini”, l’omaggio delle processioni religiose ai boss, e infine verranno puniti i tanti artisti neomelodici i cui testi sono pieni zeppi di messaggi inneggianti a comportamenti mafiosi o a uomini di spicco della malavita.
L’obiettivo, lo dice chiaramente Stefania Ascari, è mettere un freno a “una mafia che si auto-racconta sui social, a volte con un messaggio che diventa glamour. Il principio della libertà di espressione trova un limite. Di fronte a certi episodi, in qualità di legislatore e componente della commissione antimafia, ho avvertito la necessità di introdurre l’aggravante dell’apologia dell’associazione mafiosa. E’ necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni affinchè si smetta di esaltare miti e modelli di persone che spezzano vite. Certi personaggi non devono essere intervistati, così come non bisogna consentire l’inchino di simulacri religiosi”.
La deputata pentastellata chiarisce che con tale provvedimento “non si vuole censurare la libertà di pensiero, ma mettere un freno alle condotte che equivalgono a manifestazioni di mafiosità. Non è possibile esaltare in video e canzoni la strage di Capaci o di via D’Amelio, non è espressione artistica ma altro. L’obiettivo è responsabilizzare tutti gli operatori della comunicazione, nessuno escluso, perchè ancora oggi il fenomeno mafioso non viene preso con serietà nemmeno da istituzioni”.
La legge prevede quindi “l’aggravante per chi istiga alla mafia, con una pena che aumenta della metà e di 2 terzi se l’apologia avviene in manifestazioni pubbliche, in televisione o in spettacoli, attraverso strumenti informatici e telematici”.
Alla conferenza stampa ha preso parte anche il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. “C’è la necessità di fare capire che con certi argomenti non si può scherzare – ha osservato -. Quando sento dire che le mafie non hanno toccato donne e bambini mi rendo conto del potere acquisito da queste consorterie nel costruire una mitopoiesi. Se il messaggio è un messaggio irresponsabile si opera una straordinaria dinamica che le mafie pongono in essere, che è sadica e perversa, che è la dinamica del mascariamento. Bisogna intervenire contro i miti invitando a comprendere il senso. Se prendiamo coscienza di tutto ciò riusciremmo a distinguere la verità da falsità e avremmo dato un colpo alla mafia”.
(ITALPRESS).