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L’INTERVISTA AL PRESIDENTE FIGC GABRIELE GRAVINA: IL COVID REGALA AL CALCIO L’OPPORTUNITA DI UNA “RIVOLUZIONE” CULTURALE

 

Presidente, si è appena conclusa la prima giornata dell’appuntamento LUM EUROPEAN WEEK al Salone d’Onore del Coni, lo sport può essere il motore economico e sociale di rinascita del paese?

Lo ha sempre dimostrato nella sua multidimensionalità, come fenomeno economico e soprattutto nella sua dimensione sociale e lo ha dimostrato con grande energia e grande impulso in questo periodo di pandemia che ha coinvolto non solo il nostro paese, ma il mondo intero.

Lo sport è stato – credo – occasione per dettare dei ritmi votati ad un principio di speranza di coloro che hanno sempre creduto in un momento di ripartenza generale, lo ha dimostrato con grande forza, con grande energia e, mi permetto, anche con grande sacrificio.

Recentemente ha dichiarato la perdita di circa 200mila tesserati. Crede che, in qualche modo, il governo Draghi possa intervenire per sostenere il calcio italiano?

Io credo che sia un atto doveroso da parte di ciascuno di noi e da parte del governo, abbiamo perso i tesserati perché – sappiamo tutti – c’è stato il blocco delle attività sportive. Ogni disciplina ha subìto dei danni incalcolabili; molti fanno riferimento a temi valoriali di tipo economico – lo so bene – i miei presidenti hanno avuto danni inestimabili sotto il profilo economico- finanziario, ma io ho voluto sottolineare la perdita di questi giovani, di questi tesserati che non hanno fatto scelte: “scegliere” di non praticare sport, credo sia un danno grandissimo per il mondo sociale e civile.

Qual è il modo possibile per riaprire gli stadi in totale sicurezza? Considera una soluzione soddisfacente accogliere il 20% degli spettatori negli stadi?

Io mi devo attenere a quelli che sono i princìpi legati al rispetto e alla tutela della salute, devo far riferimento a chi in questo momento ha il modo di approfondire conoscenze legate alla gestione di questa pandemia, e quindi bisogna attenersi alla scienza e al rispetto delle regole imposte dal nostro governo. Certo la gradualità per le riaperture è sicuramente un atto doveroso, ma dobbiamo accelerare sotto il profilo della politica dei vaccini. Dobbiamo incentivare, probabilmente ciascuno di noi con grande senso di responsabilità, al il rispetto delle norme e dobbiamo auspicarci di uscire il prima possibile da questa situazione che non ci aggrada, che non ci gratifica, ma soprattutto che ci sta penalizzando oltre modo.

Come va riformato il calcio?

Il calcio ha bisogno di una rivoluzione culturale. Molti si fermano ad alcune traiettorie geometriche, fatte di numeri, di professionismo, di dilettantismo; il calcio come ogni disciplina sportiva ha bisogno di scoprire il senso di una vera e propria rivoluzione culturale, dove cultura significa visione, progettualità, proiezione al futuro in un mondo valoriale diverso. Questo ci deve far capire che la logica sistemica alla quale dobbiamo ispirarci deve essere la logica che ciascuno di noi deve mettere sul tavolo il proprio contributo, sapendo che si può dare qualcosa. Bisogna rinunciare ad un concetto precostituito, solo così riusciremo a trovare il bandolo della matassa di una riforma che tutti invocano, che qualcuno di tanto in tanto ha il coraggio di prospettare, ma che nessuno ha voluto mai attuare davvero con senso di grande responsabilità.

Nel caso di rielezione di Malagò alla presidenza del Coni, è prevista una plausibile sua nomina a vicepresidente ?

No no, io ho posto la mia candidatura alla giunta del Coni con ruolo di servizio. Il calcio il più delle volte viene individuato come la grande Federazione molto spocchiosa, molto arrogante …il calcio non è quello. Credo che questa disciplina, negli ultimi due anni con la mia presidenza, abbia dimostrato con i suoi comportamenti e con grande senso di responsabilità, un ruolo di servizio. Io personalmente mi sento alla pari dei miei colleghi presidenti federali e sono convinto di un principio fondamentale: se ciascuno di noi dà il proprio contributo lo sport può riconquistare quella posizione di centralità che, ultimamente per una serie di ragioni che tutti conoscono, purtroppo abbiamo perso. Mi sono proposto in un ruolo di servizio: “sto con i frati, zappo l’orto” e poi il futuro lo valuteremo insieme.

Qual è il suo pronostico per gli Europei? senza scaramanzia…..

Faremo bene. Abbiamo già avviato un percorso virtuoso, sappiamo benissimo che nel mondo del calcio così come in ogni settore della nostra vita, se pensiamo di puntare alla vittoria e consideriamo la vittoria il risultato finale, abbiamo già perso. A me interessa il percorso che porta al risultato finale e – devo dire- che risulta essere positivo, fatto di grande lavoro, di grande valorizzazione dei giovani, di grande formazione e di entusiasmo crescente. Mi auguro che si possa proseguire su questa strada: coltivandone la sua continuità sono convinto che ci possiamo togliere delle bellissime soddisfazioni.

 

Teresa Gargiulo

 

 

Teresa Gargiulo

Teresa Gargiulo, giornalista iscritta all’Ordine del Lazio. Salernitana di origini, romana di adozione. La sua formazione nasce all'interno di testate giornalistiche nazionali e si perfeziona con studi specifici in scienze politiche e in comunicazione. Appassionata di viaggi, lifestyle e pubbliche relazioni.