La scomparsa di De Donno infiamma la protesta per il No al Green Pass
Il fronte “Libertà” si fa largo in Italia. E un focolaio contro la rigida e intransigente politica di cui il Governo si è ufficialmente servito in quasi due anni per far fronte all’emergenza Covid-19, che ieri ha infiammato piazza del Popolo per la protesta “Liberi di Scegliere – No al Green Pass Obbligatorio“, rischia di divenire il primo di una lunga serie.
E si sa, quando sono accesi tanti piccoli incendi, c’è la concreta possibilità che una vera calamità possa abbattersi sul nostro Paese. Inoltre la morte del professor Giuseppe De Donno (padre della cura al Plasma) che, stando ai primi accertamenti, si sarebbe tolto la vita a seguito di una depressione dovuta all’emarginazione e al mobbing per le sue posizioni anti Cts (dinamica che lascia più di qualche ragionevole dubbio), ha ulteriormente riscaldato la folla.
Ieri piazza del Popolo a Roma era gremita di gente: italiani stremati da mesi e mesi di restrizioni, di regole, di DPCM spesso incomprensibili, che dicono NO all’obbligatorietà del Green Pass e soprattutto del possibile vaccino contro il Cov.Sars.2 come unica soluzione per il ritorno a una (apparente) normalità. Ma che ha tutto il sapore di una crescente dittatura sanitaria e politica che rischia di mandare la nostra democrazia a farsi benedire.
E’ la prima volta che succede da quando è cominciata la Pandemia nel marzo 2020; fino a ieri le proteste, spesso anche buffe e senza senso, correvano solo in rete. Ieri invece migliaia di persone si sono riversate su un’area simbolo per la nostra Patria, sostenute da tante figure politiche e scientifiche, per manifestare contro l’entrata in vigore del Decreto Legge che dal 6 agosto impone il possesso della Certificazione Verde per poter viaggiare e poter frequentare diverse attività.
Ma soprattutto per ribadire con forza il NO anche alla vaccinazione per i bambini, che dai 6 anni in su proprio come gli adulti sono soggetti al vaccino e ai tamponi; è questo il tasto dolente di tutta la faccenda che potrebbe far scivolare la politica in un pantano dal quale tirarsi fuori sarebbe improbabile. Ciò che per gli adulti può essere giusto o sbagliato, per i bambini è sbagliato a prescindere.
La scomparsa di Giuseppe De Donno ha fatto da sfondo a una protesta pacifica e al tempo stesso determinata. “De Donno assassinato è un omicidio da parte dello Stato”, non hanno fatto che ripetere i manifestanti. Incalzati anche da figure di spicco come i Senatori Armando Siri e Gianluigi Paragone e l’onorevole Vittorio Sgarbi (solo per citarne alcuni).
In effetti molte cose sul decesso del Professore, colui che un anno fa era stato il primo a utilizzare il plasma per curare il Covid-19, con un metodo non certificato ma che aveva salvato molte vite, sono piuttosto ambigue. Tanto che questa tragedia ha scosso molto l’opinione pubblica, a tal punto che perfino diversi personaggi famosi del mondo della musica e dello spettacolo sono intervenuti per commentare il fatto.
Il twit che ha maggiormente destato scalpore è sicuramente quello di Enrico Ruggeri, che ha scritto: “Messo a tacere, delegittimato, deriso, escluso dai programmi tv. La sua cura aveva solo un difetto: costava pochissimo. Come disse De Andrè siamo tutti coinvolti in questa tragedia, che è anche la nostra”.
Come spesso accade in Italia, se sarà aperta un’inchiesta sul “suicidio” di De Donno, per la verità dovremmo aspettare anni, sempre che alla fine si riesca ad arrivare a una verità.
La manifestazione romana di ieri si è conclusa senza disordini, a dimostrazione del fatto che in piazza vi erano tutti gli schieramenti, da destra a sinistra, per sostenere le ragioni del NO al Green Pass e del SÌ alla libertà garantita dalla Costituzione. Vedremo come si comporteranno il Governo e la Politica di fronte alle proteste, e quante delle promesse fatte dai politici in piazza saranno poi effettivamente mantenute.
ANDREA IANNUZZI