LA FINE DEL COVID-19 OLTRE ALLA PANDEMIA RISCHIA DI DETERMINARE L’ESTINZIONE DEI GRILLINI
IL PUNTO DI VISTA POLITICO
L’ultimo colpo di coda della stagione pentastellata e la fine di un sogno che in molti credevano possibile, l’ha indirettamente provocati Matteo Renzi. Il Governo Conte Bis, a cui il leader di Italia Viva ha strategicamente staccato la spina, sostenuto da una maggioranza già anomala di suo, con Grillini e i Dem in una salsa melensa intrinseca solo di un’evidente sete di poltrone, è a un passo dalla cerimonia funerea.
In soli poco più di 2 anni al vertice del Paese, il Movimento nato per rivoluzionare il sistema politico, per rottamare le vecchie alleanze generate e cresciute solo in virtù del potere, per mandare a casa la “casta”, si è trasformato in uno dei Partiti che più hanno incalzato lo stesso modus operandi da loro sempre combattuto.
L’emorragia di preferenze transitate dai 5 Stelle al Pd è la più palese dimostrazione di protesta rispetto alle piazze chiassose dei tempi di Bertinotti e della CGIL di Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani, ma che per lo meno si formavano con degli ideali (giusti o sbagliati che fossero).
Sia chiaro. Renzi non ha di certo aperto la crisi di Governo con l’aspettativa che i giochi di Palazzo, un déjà vu ambiguo e in perfetta sintonia con la sindrome della poltrona a tutti i costi, facesse materializzare la vera essenza dei pentastellati. Era solo la voglia di tornare a contare qualcosa, di mostrare i muscoli di chi ha l’ago della bilancia. D’altronde l’Italia è il Paese dello “zero, virgola”, per cui con percentuali bassissime è possibile mandare a casa un Esecutivo o condizionarne fortemente il programma.
La storia ce lo insegna, soprattutto tra gli anni ’90 e i giorni nostri. Sia Umberto Bossi, sia Fausto Bertinotti, sia Gianfranco Fini e sia Clemente Mastella hanno rispedito a casa i loro Governi senza se e senza ma. Fatto salvo poi subirne un effetto boomerang che anche in questo caso mieterà le sue vittime.
Perché stavolta pesa di più non solo la mossa di Italia Viva, ma anche gli accordi in transatlantico per scongiurare il ritorno alle urne (difficilissimo) o una nuova coalizione di maggioranza con Mario Draghi, per esempio, Presidente del Consiglio? Perché questi trucchetti salva poltrone sono a opera proprio dei 5 Stelle, quegli stessi Grillini che ai loro esordi urlavano dallo scranio di Montecitorio che gli italiani erano stufi di inciuci politici, spartizioni di Ministeri e sperpero di soldi pubblici frutto di interessi di partito e non dei cittadini. E avevano ragione. Gli italiani erano stufi di questo sistema malato, che negli ultimi anni ha determinato più Governi e Presidenti del Consiglio che in tutti gli altri Stati dell’Unione Europea messi assieme.
Forse però questo grande spirito di combattimento, che tanto aveva appassionato il popolo, a tal punto da spedire i 5 Stelle a Palazzo Chigi nel 2018 con un plebiscito di voti, lo hanno perso per strada, pezzo dopo pezzo. Di ogni buon proposito per cui erano nati resta ben poco: dal mandato unico, al no alle alleanze con partiti che per loro rappresentavano il male assoluto, al blocco dei lauti stipendi, alla sospensione delle auto blu. La lista è lunga. Ecco perché i sondaggi elettorali mostrano per il Movimento una ingente perdita di consenso (difficile da recuperare, Forza Italia insegna).
Già la caduta del primo Governo Conte per volontà della Lega avrebbe suggerito lo scioglimento delle Camere e la parola agli elettori. E invece il Conte Bis è sorto con il sostegno del “Partito di Bibbiano”, che i pentastellati avevano sempre criticato per il caso “Angeli e Demoni”, dove molte persone vennero coinvolte in quel Comune dell’Emilia Romagna in aria PD per le decine (e perpetrate) violenze su alcuni bambini.
Ma lo scoppio della Pandemia di Covid-19, si perdoni la macabra ironia, è arrivato da un certo punto di vista in soccorso. Le enormi polemiche sulla nascita del Conte Bis ben presto sono state rimpiazzate dalle notizie sul Coronavirus. E la faccenda di quel ribaltone maldigerito comunque anche da molti dei passionari del Movimento (Alessandro Di Battista in testa), è stata dimenticata. Fino a oggi. Con un Giuseppe Conte costretto a usare lo Stato di Emergenza per il Covid-19 per tentare un salvataggio diversamente impossibile.
Certo. Andare al voto in un momento in cui il Paese è ancora stretto nella morsa dei contagi e le vaccinazioni sono ancora ben distanti dal permettere l’immunità di gregge al Cov.Sars 2, è pura follia. Tuttavia ancora una volta nessuno di loro ha fatto un passo indietro, ammettendo una sconfitta, rimettendo il mandato nelle mani del Capo dello Stato che sicuramente lo avrebbe ridato allo stesso Conte. Cosa sarebbe cambiato? La dimostrazione di un’etica politica che i Grillini non hanno dimostrato una sola volta di possedere, se non con gli spot elettorali.
Nonostante gli atteggiamenti forcaioli avuti negli anni in cui erano all’Opposizione, chiedendo la testa di qualsiasi Onorevole, fosse un Ministro o un semplice Parlamentare anche solo per un sospetto sull’integrità politica e onesta del soggetto, per i loro rappresentati invece hanno sempre utilizzato i guanti di velluto. Come nel caso di Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia e della questione dei supermafiosi rimessi in libertà, chiusa con una mozione di sfiducia bloccata da Renzi (sempre lui) e dimenticata negli archivi di cronaca.
Ma non c’è mai fine al peggio, ecco perché questa volta la posizione dell’Esecutivo avrebbe dovuto essere forte e motivata. Senza raccontare balle ai media, come nel caso di Conte e di quel “Resto perché me lo chiedono gli italiani”. Sarebbe da capire gli italiani chi? Visto che ogni giorno che passa, il favore elettorale verso il Movimento è in decrescita. E come i voti persi per strada dalla Lega (che resta comunque il primo partito) sono finiti in testa a Fratelli d’Italia, quelli che sta perdendo il Movimento 5 Stelle rientrano nelle casse del Pd.
Conte sa che un confronto alle elezioni sarebbe fatale per lui e il suo partito, così come lo sanno Luigi Di Maio e il resto del direttivo pentastellato che conta. Ma la scusa della Pandemia ha i giorni contati. Un’ulteriore slittamento del ritorno alla normalità anche post vaccinazioni non sarebbe tollerato dai cittadini e non sarebbe nemmeno possibile visto che l’economia è al collasso. Attendere i soldi del Recovery Fund o del Mes è fuori discussione, poiché le aziende e il mondo del lavoro sono a un passo dal baratro. Non ci sarebbero i tempi, oltre al fatto che l’utilizzo di quei soldi, per quanto tanti o pochi siano, sarà comunque vincolato a specifiche determinazioni dell’Unione Europea. Il che farà comunque slittare i tempi per la liquidazione del sussidio.
Il rischio è che raggiunta l’immunità di gregge sul Coronavirus, e il ritorno alla vita normale, per Conte e i 5 Stelle ci sia un futuro tutt’altro che roseo. I danni politici che rischiano di pagare, forse, sono ancor più pericolosi di quelli di una Pandemia. Perché salvare dall’estinzione un Movimento nato per il cambiamento, che invece ha solo fomentato il dilagare di quella politica malata che avrebbe dovuto guarire, e grazie alla quale oggi è ancora al Governo, è una possibilità tutt’altro che remota.
ANDREA IANNUZZI