Internazionalizzazione e ricerca, l’Ateneo di Urbino guarda al futuro
URBINO (ITALPRESS) – Quindici corsi di laurea triennali, 16 magistrali, 5 a ciclo unico, 11 centri di ricerca, 22 corsi di specializzazione e alta formazione, 8 master di primo livello e 5 di secondo livello. E ancora, 10 summer e winter school. E’ vasta e articolata la scelta per i circa 15mila studenti che popolano l’Università di Urbino “Carlo Bo”, un ateneo che – fiero dei suoi oltre 500 anni di storia – guarda al futuro. Ne parla in un’intervista all’Italpress Giorgio Calcagnini, dal 2020 rettore dell’ateneo marchigiano. “L’Ateneo di Urbino è multidisciplinare, dà molta importanza alla didattica in presenza, nonostante abbia colto le opportunità legate alle nuove tecnologie, che vanno a integrare, tramite anche una didattica da remoto, il vero valore di fare l’università in presenza”, dice.
Formazione e didattica sono le attività prevalenti, ma Urbino ha ormai accelerato anche sulla ricerca. “Per fare buona ricerca, l’Ateneo ha investito un crescente ammontare di risorse in strutture, in particolare in un nuovo Polo scientifico dove sono concentrati tutti i laboratori di ricerca – osserva il rettore -. Ha inoltre avviato uno scouting per reclutare giovani, italiani e non, che si sono formati in atenei internazionali. Il terzo canale è stato quello di favorire le collaborazioni internazionali con centri di ricerca e altre università”.
Urbino, ricorda Calcagnini, ha anche una lunga tradizione di internazionalizzazione. “Questa università è conosciuta da sempre per i suoi corsi di lingua e cultura italiana, che hanno favorito l’arrivo a Urbino di tanti studenti dal resto del mondo. Per favorire questa internazionalizzazione – conclude – l’Università sta investendo in nuove residenze per ampliare la capacità di attrazione”.
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