Il Food Delivery? Lo Chef Niko Sinisgalli non gradisce l’iniziativa
A causa dell’emergenza Coronavirus molti sono i settori messi in difficoltà, ma quello della ristorazione è letteralmente in ginocchio.
Come noto il DPCM dell’11 marzo ha imposto l’obbligo di chiusura alle attività di ristorazione con la sola eccezione della consegna di cibo a domicilio, che sembrerebbe per ora l’unica opzione precorribile ed esclusiva fonte di ricavi. Secondo un indagine del centro studi Fipe- Commercio, a Roma in queste settimane il food delivery – la consegna del cibo a domicilio- segnala un dato di crescita del 30-40%.
Tra gli imprenditori della ristorazione tradizionale, per intenderci quelle con il servizio al tavolo e una vocazione gastronomica focalizzata sulla cucina italiana e/o regionale, solo il 5,4% era già in grado, al momento dell’entrata in vigore del decreto, di fornire un servizio di food delivery.
Il 10,4% si è subito attivato per svilupparlo mentre il restante 85% ha affermato di non avere intenzione di muoversi in questa direzione.
Ad essere contrario a questa attività è Niko Sinisgalli executive chef del Ristorante Tazio e del Bar & Restaurant Posh – The Dedica Anthology, un vero tempio del gusto nella Capitale. I suoi piatti che raccontano di una tradizione culinaria mediterranea sapientemente mescolata alla sua incomparabile creatività, hanno entusiasmato i palati di attori e personaggi noti tra cui Ricahrd Gere, Sofia Loren e il Dalai Lama.
“Il delivery non è il mio lavoro – ci racconta lo Chef – è come snaturare la cucina espressa e fresca che amo. Conto invece di aprire il Posh – il Roof Garden del lussuoso Palazzo Naiadi – il prima possibile, dove abbiamo molto spazio per disporre i tavoli in sicurezza e garantire per essa la distanza interpersonale; torneremo così a regalare momenti di distesa quotidianità per vivere al meglio la bella stagione.
Nel contempo, sono impegnato in un progetto che porto avanti da un po’ di anni via web che prevede la formazione di cuochi stranieri che hanno voglia ed ambizione di imparare l’arte della cucina italiana.
Devo ammettere che lo smart working dà ottimi risultati se si parla di formazione, ma il mio auspicio è tornare presto ai fornelli per far gustare sapori e profumi della vera cucina italiana”.