Governo, Periferia Italia: basta ‘conta’, priorità aree interne Paese
“Urgente voltare pagina, dare risposte a milioni di cittadini dimenticati da anni”
Tedeschi: “Basta contentini, assolutamente inadeguate le misure previste dal Decreto Ristori.
E puntare su maggiori controlli, non su inspiegabili orari chiusure attività commerciali”
Archiviata, almeno per il momento, la ‘conta’ nella maggioranza, “è urgente voltare pagina” per concentrarsi sulle “reali esigenze del Paese”, ovvero “sulle gravi difficoltà di milioni di cittadini dimenticati da anni da uno Stato che sembra avere altre priorità”. A chiedere ancora una volta al governo lo sviluppo di iniziative concrete, volte a dare voce ai territori emarginati, e alle popolazioni che in esse risiedono – con un occhio di riguardo alle piccole imprese e ai commercianti, che più di tutti stanno subendo da mesi gli effetti devastanti di una pandemia che non sembra per ora arrestarsi – è Periferia Italia.
“Abbiamo assistito negli ultimi giorni a uno spettacolo poco edificante, con un’intera classe politica impegnata a riesumare vecchi pallottolieri per verificare e pesare i nuovi equilibri interni nel Palazzo, tra chi rimane e chi passa dall’altra parte della barricata, mentre fuori dalle ‘stanze dei bottoni’ la crisi, economica e sociale, è sempre più grave”, attacca Antonio Tedeschi, segretario nazionale di PI, convinto che “le priorità del Paese sono davvero altre”. Una su tutte: la tenuta delle aziende e le misure previste dal governo per attenuare gli effetti della cirisi economica post-Covid, inserite nei vari decreti Ristori. Misure “assolutamente inadeguate, insufficienti”, spiega Tedeschi, “per garantire la sopravvivenza delle aziende, spesso obbligate alla chiusura”.
“Nel corso dei mesi si è pensato di illudere le imprese con fondi ad hoc, ma si è trattato per lo più di contentini, una piccolissima ed inadeguata quota di risarcimenti che le imprese hanno percepito come un indennizzo per il mancato guadagno, senza porre invece alcuna attenzione alle spese realmente sostenute durante la fase più acuta della pandemia – prosegue il segretario di PI -. Cosa fare allora nello specifico? Periferia Italia ritiene urgente ed indifferibile un intervento immediato. Non è possibile procrastinare la riapertura delle attività, a quanto si sarà raggiunta la cosiddetta immunità di gregge. Non solo perché si andrebbe a cancellare un numero impressionante di imprese, ma si creerebbe un danno incalcolabile al tessuto sociale del nostro Paese, questo se si tiene in considerazione il ruolo di aggregazione sociale che questa tipologia di attività, in particolar modo i bar rappresentano nei centri più piccoli e nelle aree interne”.
“Le soluzioni per evitare l’eutanasia delle attività di zona ci sarebbero, basterebbe cercarle! Si potrebbe innanzitutto lavorare maggiormente sui controlli – consapevoli che le regole non possono essere le medesime per un bar in centro a Roma e per un locale in un piccolo centro montano dell’Appennino centrale – piuttosto che su inspiegabili quanto inutili chiusure ad orari prestabiliti. Si potrebbe, ad esempio, a fronte di elargizioni inadeguate di ristori a pioggia, creare una piattaforma certificata, di semplice utilizzo, per il rilevamento tramite inserimento degli estremi dei documenti contabili delle effettive ed improrogabili spese che mensilmente le attività sostengono, che una volta verificate andrebbero rimborsate in automatico ed in tempo reale. Ciò garantirebbe una distribuzione mirata ed efficace delle risorse finanziarie destinate ai ristori sia dei gestori delle attività che dei propri dipendenti, con evidente risparmio per le casse dello Stato. Prioritaria sarebbe inoltre l’eliminazione di qualsiasi imposta, contributo e scadenza fiscale per tutta la durata della crisi sanitaria”, conclude Tedeschi.