Garante scioperi: governare conflitto con regole adeguate a mutamenti
“I lavoratori non siano lasciati soli a sopportare
le conseguenze economiche della grave crisi”
“La drammatica emergenza epidemiologica che ha colpito il nostro Paese (e non solo) avrà, purtroppo, delle conseguenze molto serie in termini di recessione economica ed è verosimile immaginare una possibile recrudescenza del conflitto collettivo. Questo non dovrà essere impedito, perché il conflitto e lo sciopero rimangono componenti fondamentali del confronto democratico di una società evoluta, ma dovrà essere governato, affinché si svolga nell’ambito di regole legali e contrattuali adeguate ai mutamenti sociali ed economici”. A sottolinearlo è il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli, in un passaggio della sua Relazione annuale.
“Il confronto costruttivo tra le parti sociali renderebbe più agevole il compito della Commissione la quale è chiamata a gestire questa delicata fase di transizione, destinata a prolungarsi anche quando, superata l’emergenza sanitaria, il conflitto tornerà ad assestarsi sui suoi binari tradizionali. Una fase nella quale, ribadisco, è necessario che i lavoratori non siano lasciati soli a sopportare le conseguenze economiche della grave crisi”, si legge ancora nella Relazione del presidente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, relativa all’attività del 2019.
Civilizzazione conflitto ma alto numero astensioni nel 2019
“L’andamento del conflitto collettivo rappresenta una raffigurazione dello stato economico del Paese e delle sue situazioni recessive. Risulta, ormai, consolidato un affievolimento del conflitto nel settore industriale – nel quale si sciopera sempre più raramente, in situazioni estreme, coincidenti, per lo più, con il pericolo della cessazione dell’attività dell’impresa – ed una sua maggiore concentrazione in quello dei servizi, nel quale esso conserva un potere vulnerante, per la ripercussione dei suoi effetti sui soggetti terzi, quali i cittadini utenti dei servizi (il noto fenomeno della “terziarizzazione del conflitto”)”. È quanto si legge in un passaggio della Relazione del Presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli, relativa all’attività del 2019.
“La nostra legge 146, grazie anche all’attività di vigilanza della Commissione di garanzia, ha raggiunto importanti obiettivi in termini di civilizzazione del conflitto. Gli scioperi nei servizi pubblici essenziali risultano, in linea di massima, effettuati con una sostanziale osservanza delle norme e con la salvaguardia di soglie minime di garanzia, sulle quali i cittadini utenti possono fare affidamento. Non è una cosa di poco conto, se si considera quel che avviene in altri Paesi democratici della nostra Europa, dove gli scioperi si protraggono anche per mesi, determinando blocchi pressoché totali nei servizi pubblici”, rimarca Santoro-Passarelli.
“Tuttavia, a questa civilizzazione del conflitto non corrisponde una decisiva diminuzione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, il cui numero si mantiene alto. Purtroppo, il dato generale nel 2019 registra un, pur lieve, incremento delle proclamazioni di astensioni nei servizi pubblici essenziali, rispetto al precedente anno: 2.345, rispetto alle 2.101 del 2018. Sul piano concreto, poi, a seguito di revoche spontanee delle organizzazioni proclamanti e degli interventi della Commissione, le astensioni effettuate scendono a circa la metà: 1.462, rispetto ai 1.384 dell’anno precedente”, si evidenzia ancora nella Relazione del Garante degli scioperi.
“Si tratta di un dato che fotografa la somma aritmetica di tutte le astensioni (generali, nazionali, locali, settoriali, delle prestazioni straordinarie e accessorie, etc.), distribuite in tutto il Paese. In esso sono compresi, dunque, i diversi profili del conflitto la cui nozione, nel settore dei servizi, risulta più ampia rispetto a quella del settore industriale, non essendo riconducibile, solamente, alla figura dello sciopero, tipica dei lavoratori subordinati, ma anche ad azioni collettive di lavoratori autonomi, professionisti, piccoli imprenditori. Queste rappresentano l’espressione del potere di coalizione di gruppi professionali organizzati e, sotto il profilo degli effetti vulneranti sui diritti dei cittadini utenti, assumono la stessa rilevanza dello sciopero”, sottolinea il presidente Santoro-Passarelli.