Deiana (Confassociazioni): “Lavoro, imprese e partite iva Medioevo prossimo venturo”
“Il vaccino per la salute sta iniziando ad arrivare ma per il vaccino dell’economia ci vorrà ancora molto tempo. Perché, in Italia e non solo, la seconda ondata Covid ha superato le prospettive più negative. Oggi abbiamo filiere manifatturiere che sono molto rallentate, alcune addirittura ferme, i servizi ancora peggio. Se pensiamo che il 30% del nostro PIL è fatto dalle esportazioni e i mercati globali sono quasi in lockdown, ci rendiamo conto che, a parte alcuni settori che guadagnano, altri come turismo, commercio, ristorazione e servizi professionali sono fragilissimi e spesso a rischio chiusura”.
Lo ha dichiarato in una nota Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni.
“Oltre la metà di partite iva e imprese sotto i 19 dipendenti (il 99% del totale) prevede una crisi di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Anche perché, come ipotizza il Centro Studi di Confassociazioni, sono a rischio di chiusura tante imprese principalmente quelle della fascia micro che hanno mediamente tra zero e 9 dipendenti. Stimiamo che andranno perse almeno tra il 15 e il 20 per cento delle nostre 4,3 milioni di imprese. Saranno di meno? Possiamo provare ad ipotizzare su 500mila il numero delle imprese italiane che potrebbero cessare l’attività a fine pandemia. Con una semplice moltiplicazione, considerando 500.000 imprese chiuse per una media di 3 dipendenti ognuna (anche qui una stima prudente), si avrà la perdita di almeno 1,5 milioni di posti di lavoro. Fino al 31 marzo questo sistema è congelato dal blocco dei licenziamenti esistente fino al 31 marzo. Ma dopo cosa succederà? Un dramma economico e sociale: partite iva e imprese chiuse, sovraccarico di Naspi e reddito di cittadinanza, scarsissime prospettive di ricollocazione perché nessuno ha pensato per tempo alle politiche attive per il lavoro. Il medioevo prossimo venturo”.