David Nenci: Il pupillo di Raffaella Carrà oggi è un attore
Un esordio davvero niente male per David Nenci, l’attore 34enne che ha debuttato nel suo primo spettacolo teatrale, intitolato “Abolite gli Armadi. Gli amanti non esistono più”.
Si tratta di una commedia italiana, scritta da Maurizio Costanzo e portata in scena all’OFF/OFF Theatre di Roma da un talento come Pino Strabioli. Che di volti nuovi, e talenti nuovi, se ne intende.
In realtà David Nenci non è alla sua prima esperienza nel settore dello spettacolo, avendo lavorato in tv nelle trasmissioni di punta accanto a nomi come Raffaella Carrà, Milly Carlucci, Alessia Marcuzzi e Max Giusti.
Ma lui, alto, bello, giovane e super fisicato (ha una palestra, la Master Gym, in zona CineCittà a Roma), passato da settimanali come Chi alle copertine di riviste patinate come For Men, questa volta si gioca una carta importante: il ruolo di attore teatrale.
E, stando alle critiche ricevute durante i giorni di replica della commedia all’OFF/OFF, anche con ottimi risultati. VanityClass lo ha incontrato.
Quanto è importante il teatro per chi ha fatto soprattutto tv?
Per un attore, fare teatro vuol dire comprendere veramente come si sta in scena. Il rapporto diretto col pubblico, che altrove non c’è, ti dà grande carica. Teatro significa anche studio quasi maniacale, prove continue. Bisogna catalizzare subito l’attenzione del pubblico ed essere bravi a mantenere il ritmo della messinscena, specie quando si ha a che fare con un testo dai ritmi serrati come una commedia. Mantenere i tempi comici è importantissimo.
Qual è stata la tua prima reazione alla lettura del copione?
Ho cercato di attuare diversi meccanismi mentali, perché diverse sono le epoche in cui la nostra piece è ambientata. Mi piace pensare, poi, che il mio ruolo abbia un po’ capovolto l’archetipo dell’amante: l’amante di solito è colui che viene sempre beccato. In questo caso, il gioco comico è talmente abile che si rimane costantemente col dubbio: l’amante è reale o è solo una visione?
Secondo te, in Italia esiste ancora il retaggio culturale per cui l’amante uomo è un “figo”, un “latin lover” e l’amante donna è invece una poco di buono?
Sì, forse un po’ sì, ma le cose stanno cambiando. La stessa idea di tradimento è cambiata, e noi lo diciamo chiaramente nello spettacolo: prima tradire voleva dire andare a letto con un’altra persona. Oggi per tradire basta un messaggino di troppo. E poi ci sono le app di dating.
David Nenci e il personaggio Arturo in cosa si somigliano?
Credo nel fatto di non essere facilmente definibili: fino alla fine dello spettacolo, il pubblico non capisce se Arturo è reale o solo una visione. E così sono io: all’inizio credi di farti un’idea di me, specie se ti basi solo sull’aspetto fisico, e poi magari scopri cose inaspettate, per esempio un mio lato scanzonato sul quale a vedermi non scommetteresti mai.
A proposito: non c’è il rischio che l’aspetto fisico distragga?
Più volte mi sono fatto anche io questa domanda. L’obiettivo è proprio quello: dimostrare che oltre al fatto che io appaia in scena in mutande, c’è altro. Punto molto, come dicevo anche prima, sulle espressioni facciali e sulla tenuta dei tempi comici; su questo ho ricevuto un grande aiuto dai colleghi, tutti bravissimi, e da Pino Strabioli, che è un regista straordinario.
Cosa ha convinto secondo te Strabioli a scritturarti?
Credo lo abbia colpito il fatto che, al di là di una fisicità prestante, in me c’era qualcos’altro da tirar fuori. Abbiamo trovato un’intesa sin dai primi colloqui, e nel giro di poco tempo ho iniziato le prove.
Secondo te perché il teatro fa più fatica ad emergere rispetto alla tv e al cinema?
Il teatro impone certamente una riflessione più profonda sui contenuti che propone, e oggi che la soglia di attenzione generale si è notevolmente abbassata è di certo più facile premere un solo tasto del telecomando e rimanere passivi rispetto a quello che ci accade di fronte.
E il primo incontro con Maurizio Costanzo, che è autore di questa commedia, com’è andato?
Per me lavorare a un suo testo è stato un grande onore. Lui è molto gentile, ed è sempre pieno di aneddoti da raccontare, attraverso i quali ha la grande capacità di metterti perfettamente a tuo agio. La sera della prima ero molto agitato, è bastato un suo “Daje David!”, a darmi la carica.
Progetti futuri?
Ci sono diverse cose in ballo e spero di prendere il meglio anche da questo 2022: tra qualche settimana riprenderò il mio posto ne “Il Cantante Mascherato”, sono il man in black che accompagna sulla scena gli artisti mascherati, e poi continuerò la mia attività di modello e quella manageriale, legata alla mia palestra MasterGym.
ANDREA IANNUZZI