Cossiga: Rotondi: “A lui ultima parola in ogni mia scelta politica”
“Fui nominato da Cossiga direttore del Popolo in modo irrituale, perché mi vide in tv di notte e chiese a Buttiglione di nominarmi. La mia carriera fu battezzata da lui, mi chiamava nelle ore più strane. Da parte mia c’è sempre stata una dichiarata e affettuosa subordinazione nei suoi confronti. L’ultima parola nelle mie scelte politiche era sempre la sua, e lui esigeva dagli amici dedizione e rispetto e anche che subissero l’ingiuria ma perché ci voleva bene”.
Così Gianfranco Rotondi ricorda con l’Adnkronos Francesco Cossiga a dieci anni dalla scomparsa.
“Fece nero il povero Gava chiamandolo figlio di un boss. Dissi a Gava, non sei offeso? No, mi rispose, perché Cossiga quando ti aggredisce ti vuole bene-ricorda ancora ROTONDI-. Non aveva malanimo, aggredire era una forma di dialogo. Certo, gli aggrediti non sempre ricambiavano con lo stesso afflato”.
“Cossiga aveva un carattere singolare, irripetibile – spiega il presidente della Fondazione Dc – nessuno può essere accostato a lui e nessuno poteva essere come lui o reagire al suo carisma. Non solo da Capo di Stato, perché già da ministro dell’Interno si vedeva la sua forza. Una volta in trasferta eravamo a un pranzo. ‘Vado a dormire’, disse improvvisamente a metà del pranzo e poiché nel ristorante non c’erano stanze, il proprietario fu costretto a mettergli a disposizione la sua camera da letto”.
“Aveva un carisma che autorizzava qualsiasi confidenza. Alternava delicatezze straordinarie di una grande familiarità a asprezze note. Ma la sua prepotenza era un segno d’affetto, non di arroganza”, conclude Rotondi.