Angelo Deiana (Confassociazioni): “Bisogna fare qualcosa per le imprese e le P.iva in terapia intensiva”
“Siamo in una fase drammatica dove Partite Iva e imprese hanno perso nel 2020 percentuali importanti di fatturato e ricavi. Come dice il nostro Centro Studi, il turismo fa mediamente meno 80%. I servizi alla persona (ristoratori, eventi, matrimoni e comparto estetico) fanno meno 70%, quando va bene. I servizi professionali poi sono oggetto di una crisi su cui nessuno riflette perché, con la pandemia, è praticamente morta la domanda di beni e servizi non essenziali. Ci sono professionisti della consulenza aziendale e del mondo delle imprese che hanno perso il 90% del fatturato”.
Lo afferma Angelo Deiana, presidente Confassociazioni, che spiega:
“Ecco perché Confassociazioni lancia un appello accorato affinché con il Ristori 5 prendano in considerazione criteri diversi da quelli attualmente ipotizzati. Sappiamo che si parla di 10/12 miliardi e di superamento degli iniqui codici Ateco. Ci dicono che ci saranno altri 1,5 miliardi per garantire un “anno bianco” (2020/2021) sul piano contributivo per gli autonomi. Grazie di cuore ma, a parte la necessità di contributi figurativi per l’anno di lavoro perso (si pensi alla condizione psicologica di coloro che non usufruiranno di Quota 100 per tale motivo), chiediamo con grande umiltà uno sforzo ulteriore”.
“Ed ecco anche perché, sapendo che si tratta dell’ultimo scostamento come affermato dal Ministro Gualtieri, dovremmo parlare di un vero e proprio Decreto Sopravvivenza. Cosa si può ristorare a qualcuno che ha perso il 70/80% del fatturato nel 2020, è magari chiuso nel 2021 ed è quasi morto? Si tratta di sopravvivenza perché, in questo momento, tutte le Partite Iva stanno bruciando i risparmi di una vita per restare aperti o mantenere le proprie famiglie. Altrimenti, chiuderanno. E lo Stato perderà per gli anni a venire capacità produttiva, occupazionale e, soprattutto, fiscale sia sull’impresa/partita iva che sui suoi lavoratori. Bisogna fare qualcosa in più e continuare a tenere in vita, con l’ossigeno necessario, tutte le imprese e le Partite Iva in terapia intensiva”. Ma, come al solito, non esiste un testo su cui confrontarsi, solo indiscrezioni. E, dunque, la prima domanda è: perché non ci può essere un confronto preventivo per provare a fare meglio per il Paese? E poi: leggiamo che, per accedere ai nuovi benefici, verrà preso in considerazione l’intero fatturato 2020 su 2019, scontando quello che si è già ottenuto (CIG, ristori, contributi sugli affitti). L’obiettivo è quello di rimborsare una quota dei costi fissi partendo dalle perdite di fatturato subite. La soglia (non ancora chiara) dovrebbe essere il 50% di perdita con un massimo di 50mila euro”
“Ma la domanda successiva è: tutti gli altri cosa devono fare? Devono bruciare i propri risparmi? E quelli appena sotto, quelli del 49%? E i professionisti non iscritti alle Gestione Separata? Il nostro appello – conclude Deiana – è allora quello di organizzare scaglioni credibili a partire dal 20% di perdite complessive per provare a far sopravvivere quante più partite Iva possibili. D’altra parte, tutti si appellano alla Costituzione per raccontare l’importanza della progressività fiscale, ma nessuno utilizza tale criterio quando è necessario. Nei precedenti decreti intere categorie flagellate dalla pandemia sono state tenute fuori per cui le domande sono tante: vogliamo continuare anche nell’ultimo scostamento? Dove sta l’equità dell’art. 3 della Costituzione? Non è che c’è un pregiudizio nei confronti delle Partite Iva? Ecco perché facciamo un appello forte di vicinanza al Parlamento ma, allo stesso tempo, chiediamo una risposta altrettanto forte di coerenza al Governo. Dateci un segnale e aiutateci a sopravvivere per il futuro del Paese”.